Marco Schiavo e Sergio Marchegiani, duo pianistico già noto per i dischi su Brahms e Schubert, eseguono le Sonate per pianoforte a quattro mani KV 19d, 358, 381 e 521 con eleganza proverbiale.
Guido Michelone su Alias – 21 agosto 2021
Il duo Schiavo/Marchegiani mostra un’eccellente sintonia nell’approccio stilistico-musicale fornendo interpretazioni di ottimo livello tecnico-espressivo e rivelando decise attitudini al mondo pianistico del genio salisburghese. La perfetta precisione della scansione ritmica nell’ottima esternazione delle dinamiche, rende le interpretazioni di qualità.
Si consiglia vivamente l’acquisto.
Cesare Guzzardella su Corrierebit.com – 28 ottobre 2021
È un sovrano equilibrio a regnare lungo l’intero arco narrativo di questo ascolto che attraversa il corpus sonatistico mozartiano dedicato alle Sonate per pianoforte a quattro mani. Un nitore fatto di eleganza e sorvegliata discrezione nello scandagliare, una ad una, le stanze del sempre sorprendente caleidoscopio di situazioni emotive che Mozart, come nessun altro, sa inventare e mutare di continuo davanti ai nostri occhi.
Marco Schiavo e Sergio Marchegiani, duo di lunga data e di altrettanto solida intesa, confermano di essere interpreti attenti al dettaglio, minuziosi nel restituire, di queste creature che costeggiano da capo al fine la produzione e quindi la biografia del gran Salisburghese, l’identità di ognuna di esse e, al tempo, lo spirito della stagione creativa che l’ha vista nascere.
Elide Bergamaschi su Operateatro.it – 21 settembre 2021
Se parlo di questo repertorio del catalogo mozartiano è per merito del duo Marco Schiavo & Sergio Marchegiani che in tale ambito musicale rappresentano un autorevole e inestimabile punto di riferimento…
La chiave scelta è stata quella della restituzione “psicologica” del suono, ossia evidenziando il processo di maturazione compositivo e stilistico, partendo dall’infantile K19d fino all’“abissale” K521, non solo attraverso lo sviluppo squisitamente musicale, ma anche e soprattutto attraverso quello delle connotazioni emotive, introspettive, nobilitando in un certo senso la loro concettualità espositiva, cosa che in Mozart non dovrebbe mai essere sottostimata…
Raramente l’esecuzione di questo capolavoro (Sonata K. 521, ndr) mi ha saputo impressionare come ha fatto il duo in questione, in quanto è stato capace di trasformarlo in un “vaso di Pandora” che viene magistralmente scoperchiato e trasformato in un esemplare esame anatomopatologico.
Andrea Bedetti su MusicVoice – 11 settembre 2021
Come apertura, c’è stato un ritorno. Marco Schiavo e Sergio Marchegiani erano già venuti a Rouffach nel 2015 per tenere recital di pianoforte a quattro mani. Lo stesso è avvenuto venerdì sera per il concerto d’apertura della 25° edizione del Festival Musicalta. Anche se preferiscono suonare a due pianoforti, non disdegnano di ritrovarsi su un’unica tastiera. Questo consente loro qualche facezia alla fine programma, durante i bis.
Il programma presentato era coerente e spaziava da Johann Sebastian Bach a Johannes Brahms. Un viaggio attraverso vari stili musicali, dal rigorosissimo barocco di Bach all’esuberanza delle Danze Ungheresi di Brahms, passando per la leggerezza della Sonata n. 19 di Mozart, un’opera giovanile (sarebbe stata composta quando aveva solo nove anni), il ritmo marziale ma senza esagerazione delle Marce militari di Schubert, in particolare la prima in Re maggiore, e le trascrizioni di due delle più famose ouverture d’opera di Gioacchino Rossini, L’italiana in Algeri e La gazza ladra.
Non importa la forma. Il risultato era sempre lo stesso: una perfetta osmosi e coordinazione tra i due musicisti. Nessun ritardo nei cambi di ritmo, nessuna differenza nelle sfumature. Era come se alla tastiera ci fosse Vishnu, il dio indù con quattro mani. Questo è il frutto di un lungo lavoro insieme, sempre nello spirito dell’opera senza lasciare spazio a interpretazioni personali.
Suonano in due, ma è come se fosse un solo uomo. Il pubblico ha capito bene, applaudendo a lungo dopo ogni brano. E i due artisti sono stati generosi, offrendo non uno ma tre bis.
L’Alsace – 24 luglio 2021
Il merito di questa interessantissima registrazione è che il duo Schiavo & Marchegiani e il direttore Emilsson si sono guardati bene dall’esaltare i due Concerti mozartiani, per poi mettere in castigo, dietro la lavagna, il lavoro del musicista boemo. Hanno invece fatto la cosa artisticamente e intellettualmente più giusta, vale a dire mettere in risalto due differenti gusti dati da altrettante epoche…
La lettura di Marco Schiavo e Sergio Marchegiani è semplicemente di riferimento non per il fatto che evidenzia un eccelso affiatamento esecutivo (a questi livelli è il minimo che si possa richiedere), ma per come hanno saputo lavorare e centellinare sullo scavo psicologico del suono, concependo un timbro capace di restituire idealmente l’idea di spazialità e di temporalità che questi due musicisti hanno saputo incarnare con la loro arte (si faccia attenzione al gioco di sfumature che Schiavo e Marchegiani riescono a confezionare nel concerto del boemo).
Giudizio artistico 4,5/5
Giudizio tecnico 4,5/5
Marco Pegoraro su MusicVoice – novembre 2020
Complicità, affinità e condivisione di visioni artistiche sono i requisiti indispensabili per affrontare il Concerti K 242 ‘Lodron’ e il Concerto K. 365 di Mozart, ma anche il Concerto per pianoforte a 4 mani del compositore ceco Leopold Kozeluch. E il risultato finale non è mai la somma delle singole parti, ma raggiunge piuttosto un effetto esponenziale.
Andrea Milanesi su Tracce – giugno 2020
Sergio Marchegiani e Marco Schiavo in una pregevole incisione dei concerti per due pianoforti e a quattro mani
Dopo il CD dedicato al Brahms delle Danze Ungheresi e dei Valzer, ritroviamo ora la fine complicità del duo pianistico costituito da Sergio Marchegiani e Marco Schiavo in un progetto di pregevole valore storico, oltre che artistico: un lavoro in cui il rapporto tra primo piano e sfondo appare invertito, e protagonista autentica è la cornice temporale, quella della Vienna asburgica dell’ultimo quarto di XVIII secolo. Anni cruciali, che vedono ascendere l’astro del giovane Mozart, tra sfiancanti tournée ed una sorprendente fecondità creativa tra cui spiccano i due Concerti per due pianoforti – pagine di arguta bellezza in cui i due solisti si contendono la scena, in un fioretto teso ed appassionante – ed affermarsi il meno noto Leopold Kozeluch. L’elegante naturalezza, la felice inventiva del suo Concerto per pianoforte a quattro mani rivelano un artigiano di prima grandezza.
Elide Bergamaschi su OperaTeatro – 04 Luglio 2020
Forse nulla è più complesso del nitore, della adamantina esposizione del fitto e rigoroso tessuto della scrittura mozartiana… Il duo SchiavoMarchegiani ci rende una interpretazione impeccabile di questi capolavori nella loro perfezione… Anche alle prese con la musica di Kozeluch quello che percepiamo è l’equilibrio assoluto del duo pianistico che conduce il gioco musicale in scioltezza anche nel quattro mani e permette la riscoperta di una composizione poco eseguita ma di estremo interesse.
Paola Parri Pianosolo – 20 giugno 2020
“Brahms for Two?”
BRAHMS: Hungarian Dances, WoO 1; Waltzes, Op. 39. Marco Schiavo and Sergio Marchegiani, pianists. Decca 481 7812
The short review: gleaming, limpid performances of delightful, well-wrought music, in excellent sound. Get it.
Some of you may want to know more than that, so here we go. I’d previously heard Schiavo and Marchegiani’s earlier Decca disc, Schubert for Two; in fact, I reviewed it here. The duo’s playing was exceptional; but Schubert, mostly represented in larger forms, never lets us forget that Music Is Serious Business. Brahms, ordinarily a Very Serious Composer himself, relaxed in these brief pieces: the Hungarian Dance No. 5 used to turn up on the “Pops” circuit; generations of piano students have addressed the gracious A major Waltz.
I’d never previously heard the twenty-one Hungarian Dances in their original, piano four-hands version; inevitably, I compared them to the familiar orchestrations fashioned by various hands, including Dvořák and the composer himself. It’s no surprise that two pianists can be more flexible, and sometimes faster than a full orchestra. The A minor suggests a rushing current, but without actually rushing. Bustling, bounding activity propels the D minor (No. 12), and its “B” section sounds fuller than the more placid orchestral version. The F minor (No. 16) sings formally and sadly, and the “B” section is sprightly – rather like one of Dvořák’s Slavonic Dances, though this isn’t one of the numbers he orchestrated!
But the duettists aren’t all about speed. Number 9, in E minor, is hearty, with a gentle, glowing “B” section. The light textures and teasing manner of the D major (No. 13) are fetching, as are the B minor’s pointed delicacy and sparkling trills. In number 17 – in F-sharp minor, though the booklet misidentifies this and number 5 as in “F-flat minor”! – Schiavo and Marchegiani infect the semitones to evoke a searching, vaguely “advanced” atmosphere. On the down side, the duo’s rubatos in the D-at major and E major dances are distracting, and the tremolos in the D minor (No. 14), tactfully executed, still sound hokey.
Sensibly, Schiavo and Marchegiani play the thirteen brief Waltzes – the shortest runs less than thirty seconds – in three groups, attacca. This avoids short-windedness and provides a sense. or illusion, of arching structure. (The final waltz “plays” as a minor-key complement to the famous A major, immediately preceding.) The duo begin the series assertively, becoming gentler and more reflective as needed, without ever sacrificing tonal fullness. They bring out the irregular scansions of the E major (No. 5) with bright, pingy tone; project simple, spare textures in the B-at and an elegant simplicity in the G major; and bring a lovely uplift to their full-bodied chords in the A minor.
As for the reproduction, I didn’t notice it – the highest compliment I can pay. Bravi tutti. Now, get it.
Stephen Francis Vasta su Positive Feedback – 09 maggio 2020
Con l’ultimo lavoro dei due pianisti ci troviamo di fronte a un’ulteriore conferma della loro stoffa e, non da ultimo, della valenza del loro ormai indissolubile matrimonio artistico… con la fine proposta di questo disco, tecnicamente ineccepibile ed esteticamente persuasiva, non c’è che da auspicare un prosieguo del Duo sul versante del ‘con orchestra’.
Artistico 5 stelle
Tecnico 5 stelle
Mattia Rossi su Amadeus – maggio 2020
“… Grande successo, prima dell’intervallo, per il Concerto K. 365 di Mozart, un allegro intermezzo tra le due opere piuttosto cupe di Beethoven in programma. I due solisti hanno suonato in modo impeccabile, con sottili sfumature dinamiche e cadenze originali. I dialoghi con i legni, in particolare l’oboe nel secondo movimento, erano finemente coordinati e gli stacchi alternati nel finale erano molto suggestivi… Il pubblico ha chiesto e ottenuto due bis: le Danze Ungheresi n. 4 e n. 5 di Brahms, la seconda celebre per la scena dal barbiere del film ‘Il grande dittatore’ di Charlie Chaplin”.
Thomas Ziegner su Schwäbisches Tagblatt – 07 Gennaio 2020
Esecuzioni molto vivaci e molto precise, con suono piccolo e tocco scattante che ricordano il fortepiano, e con qualche momento oggi abbastanza insolito… Ma ciò che la gente del mestiere nota di più è la sgranatura dei trilli, sempre frementi, sempre misurati col contagocce come se ci fossero di rinforzo alla strumentazione alcuni usignoli.
Artistico 4 stelle
Piero Rattalino su Musica – aprile 2020
L’ottima registrazione Decca ben evidenzia le qualità dei due pianisti e il corretto equilibrio della direzione di Emillson. Il perfetto dosaggio delle timbriche pianistiche nella suddivisione delle parti rende con espressività i tre movimenti dei due Concerti del genio salisburghese. Ottima miscela sonora nelle cadenze di entrambi i lavori… Di grande precisione, nelle efficaci sonorità, le mani di Schiavo e Marchegiani. I due ottimi interpreti sottolineano con equilibrio ogni frangente di un Concerto [Kozeluch] che vorremmo sentire nelle sale da concerto. Ottima la resa della compagine orchestrale e valida la direzione di Emillson per un CD che consigliamo a tutti, anche per la valida scelta dell’impaginato. Da non perdere!
Cesare Guzzardella su Corrierebit – 22 Febbraio 2020
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
Fa, dunque, piacere, ascoltare d’un fiato le due raccolte brahmsiane dedicate alla danza per pianoforte a due mani, per di più in un’incisione come questa con Marco Schiavo e Sergio Marchegiani alla tastiera: ben realizzata, attenta all’articolazione di accenti e tensioni nell’elaborazione – sempre finissima – del materiale e del linguaggio delle danze austroungariche.
Roberta Pedrotti su “Ape Musicale” – 27/05/2019
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
L’immagine più diffusa di Brahms era quella dell’apostolo della seriosità teutonica, mentre invece tutta la sua musica può guadagnare da sonorità più leggere e chiaroscuri dinamici. Ascoltare I Valzer e le ventuno celebri Danze Ungheresi nella versione per pianoforte a quattro mani del duo Schiavo-Marchegiani conferma che piacevolezza e intrattenimento sono sinonimi altrettanto pertinenti al mondo brahmsiano.
Giovanni Gavazzeni su “Il Giornale” – 02/05/2019
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
La lettura fatta dal duo Marco Schiavo & Sergio Marchegiani cela in sé un grandissimo dono, quello di non mettere soltanto in risalto la maestria del Brahms musicista ma, cosa ben più difficile, di evidenziare la complessità del Brahms uomo, con le sue contraddizioni, i suoi dolori, le sue poche gioie. […] Un’esecuzione che non si ascolta, ma che si beve con le orecchie, come se fosse un flûte di champagne reso suono. La brillantezza del timbro, la chiarezza dell’eloquio, l’esaltazione del ritmo, così terso e seducente da renderlo quasi impalpabile sotto l’incalzare delle melodie, rendono questo CD la registrazione di riferimento in assoluto per il WoO 1 e l’op. 39. Irrinunciabile.
Giudizio artistico 5/5
Giudizio tecnico 5/5
Andrea Bedetti su “MusicVoice” – 10/04/2019
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
Quello del duo Schiavo-Marchegiani è un pianismo convincente, meticoloso, quasi chirurgico nella cura sulla tastiera del materiale in partitura, una proposta inquadrata in un levigato e ammirevole bilanciamento sonoro e stilistico: insomma, un prelibato tassello nel repertorio pianistico a 4 mani.
Artistico 5 stelle
Tecnico 5 stelle
Mattia Rossi su “Amadeus” – marzo 2019
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
Sergio Marchegiani e Marco Schiavo al pianoforte si appropriano della brillantezza delle Danze brahmsiane. In perfetta sincronia non solo tattile ma di pensiero, il duo pianistico si muove con agilità tra le arditezze della scrittura di Brahms, ne riproduce i repentini mutamenti umorali, riuscendo nel difficile compito di viaggiare in libertà tra ritmi funambolici e trascinanti e improvvisi squarci di malinconia, una nostalgia di fondo il cui oggetto resta indefinito ma viscerale, qualcosa che Brahms portò sempre nel cuore.
Una prova eccellente per Marco Schiavo e Sergio Marchegiani che rinsaldano così il loro sodalizio artistico, una storia di musica e certamente di amicizia. La sensazione di naturalezza che proviamo all’ascolto di “Dances” conferma che per suonare in due occorre non solo una buona intesa alla tastiera, ma anche umana e che la musica non è solo il necessario sudore quotidiano, ma anche una certa dose di divertimento e di gioia, che qui non mancano.
Paola Parri su “Pianosolo” – 02/02/2019
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
Le esecuzioni sono condotte in modo eccellente, con eleganza ed equilibrio e con qualche tocco di brillantezza. Molto ben centrato il saggio del booklet. L’interpretazione è condotta secondo l’estetica del bello e in quanto tale è molto apprezzabile.
L’estetica del bello ha dominato il Novecento. Oggi, secondo me, si può leggere la musica secondo una dimensione sociologica che la apre verso l’estetica del caratteristico. Ciò comporta naturalmente un cambio di visuale molto difficile da raggiungere ma capace di rinnovare il volto delle due raccolte.
In una dimensione estetica, che non condivido, non mi sfugge però l’impegno profuso e non mi sfuggono i risultati che sono stati raggiunti.
Piero Rattalino – 2019
RECENSIONI CD DECCA “DANCES”
Johannes Brahms: Hungarian Dances WoO1 / Waltzes Op. 39
Marco Schiavo and Sergio Marchegiani “si divertono” a eseguire le ventuno Danze ungheresi e i Sedici Valzer op. 39 con un approccio che illumina la già brillante vis originaria.
Guido Michelone su “Alias” – 26/01/2019
Con un programma interamente imperniato su composizioni di Franz Schubert (1797- 1828) per pianoforte a quattro mani, il Duo Schiavo Marchegiani domenica pomeriggio, 21 gennaio, al Teatro Bibiena ha conquistato un brillantissimo successo che premia la qualità delle esecuzioni offerte e i meriti dei due pianisti.
In occasione di questo nuovo appuntamento con i Concerti della Domenica, nell’ambito della rassegna 2018 di Mantova Musica, il sodalizio artistico di Marco Schiavo e Sergio Marchegiani si è confermato solido, omogeneo ed equilibrato nei valori tecnici e sostenuto da una preziosa quanto rara capacità di unità d’intenti espressivi.
Specialisti accreditati nel repertorio pianistico a quattro mani di Schubert, ben testimoniato dalla loro produzione discografica per la prestigiosa Decca, Marco Schiavo e Sergio Marchegiani hanno il notevole pregio di saper rappresentare un’immagine limpida e scevra da eccessi sentimentalistici della musica romantica del grande musicista viennese.
Il loro Schubert è trasparente e luminoso, capace di mettere in piena luce non solo la bellezza ispiratissima dei temi, ma anche la raffinata costruzione armonica che li sorregge, grazie all’esemplare interazione tra i due esecutori. Non è un caso che Schubert abbia dedicato una parte importante del suo lavoro alla produzione per pianoforte a quattro mani trovandovi il terreno fertile per sperimentare e dare autorevole voce al gusto dell’epoca, ma sempre con assoluta eleganza e maestria. Ne è esempio perfetto la Fantasia in fa minore op. 103 D. 940, risalente agli ultimi mesi di vita di Schubert, autentica poesia sonora, elegia del sentimento espresso con i suoni del pianoforte, che il Duo Schiavo -Marchegiani ha idealmente posto al centro del concerto. Pregevole tocco, abile controllo delle dinamiche e accurate scelte di sonorità nette e dettagliate hanno definito la bella performance dei due interpreti che, nel corso del concerto hanno regalato al pubblico del Bibiena una interessante selezione di pagine anche non particolarmente note della creazione strumentale schubertiana. Un vivace itinerario aperto dalle Variazioni sopra un Lied francese op. 10 D. 624 che ha proposto anche l’Allegro moderato e Andante in Do magg. D. 968, le Variazioni sopra un tema originale in Si bem. magg. op. post. 82 n. 2 D. 968°, e la Grande Marcia n. 6 op. 40 in Mi magg. D. 819. I lunghi e calorosissimi applausi del pubblico hanno sottolineato e salutato il bel successo del Duo Schiavo-Marchegiani che, riconoscente, ha generosamente risposto con tre fuori programma particolarmente accattivanti e apprezzati: le Danze Ungheresi n. 4, 5 e 1 di J. Brahms.
(g.m.p.) La Voce di Mantova – 22 gennaio 2018
La serie dei concerti della Stagione 2015/2016 di Adelsheim si è conclusa con un evento speciale. L’atmosfera della sala era perfetta per i due italiani, virtuosi del pianoforte.
Marco Schiavo e Sergio Marchegiani convincono oltre che tecnicamente per il loro modo di suonare appassionato; sono pianisti di grande levatura, riconosciuti a livello internazionale e vincitori di numerosi importanti premi.
Nel programma hanno presentato la Fantasia in Fa minore D 940 di Franz Schubert e le 21 Danze Ungheresi di Johannes Brahms. L’esecuzione della Fantasia in Fa minore di Schubert con il suo profondissimo dolore, le sue fughe radicali, le audaci strutture armoniche e la sua libertà formale inserita però in un eccezionale disegno, ha subito creato un fascino speciale. Le Danze Ungheresi di Brahms hanno portato il fuoco in sala e non si poteva desiderare di avere pianisti migliori. Sono passati abilmente dalle tonalità maggiori a quelle minori, da suoni magici e sognanti a martellanti ritmi di danza, selvaggi e allo stesso tempo sempre un po’ malinconici, una giusta rappresentazione dell’anima ungherese. Senza alcuno sforzo apparente, i due musicisti hanno eseguito tutto il programma. È stata una serata straordinaria, che rimarrà sicuramente nella memoria per molto tempo. Dopo lunghi applausi i due pianisti hanno regalato diversi bis (tra i quali l’Ouverture dell’Opera di Gioacchino Rossini “La gazza ladra”), salutando così un pubblico completamente entusiasta della serata.
© Fränkische Nachrichten, Venerdì 11 marzo 2016
Il Duo italiano Marco Schiavo e Sergio Marchegiani affronta la letteratura per pianoforte a 4 mani del sommo viennese in termini decisamente diversi da come la si è sempre ascoltata.
Vai a sapere se è il tipo di pianoforte che usano (il cd non reca indicazione in merito) o semplicemente l’asciuttezza del tocco e la quasi totale assenza del pedale di risonanza: fatto sta che vien fuori uno Schubert completamente antiromantico, più gaio, giocoso e salottiero che mai…
Enrico Girardi – “Corriere della Sera” 19 marzo 2015
Marco Schiavo and Sergio Marchegiani do a nice job with this music. In the more elaborate pieces, they’re forthright and cleareyed, producing a nice range of tones and textures, and handling transitions with assurance. The lighter pieces – the Ländler and German Dances – are relaxed and lilting…
The recorded sound is vivid and resonant…
Stephen Francis Vasta – “Positive Feedback” marzo/aprile 2015
Dopo il memorabile concerto di Sokolov ospite a Colugna ai primi di febbraio, la Fondazione Luigi Bon cala una coppia tutta italiana di talenti alla tastiera, il prestigioso duo composto da Marco Schiavo e Sergio Marchegiani, per un raffinato e al tempo audace programma musicale a quattro mani di intenso sapore Romantico.
Una coppia d’autori a farla da padrone, Johannes Brahms e Franz Schubert, i quali non poco hanno dedicato il loro ingegno per questo genere di organico che desta sempre nel pubblico un particolare fascino ed una certa curiosità.
Così è stato anche per la fedelissima e sempre numerosa platea colugnese che ha assistito l’altra sera, attenta ed appagata, a questo importante evento musicale.
Con Sergio Marchegiani impegnato nei registri medio gravi dello strumento e Marco Schiavo alla sua destra, i 16 Waltzes op. 39 del compositore amburghese hanno aperto le danze – è il caso di dirlo – con il brio e l’eleganza che caratterizzano questa raccolta di brevi e cesellate pagine in forma binaria dedicate all’esteta Edward Hanslick.
Tra tutti, eseguiti con una compostezza e pulizia esemplare a riflettere lo spirito sereno che contraddistingue questa raccolta, ricordiamo il Walzer n° 4 in mi minore, forte e appassionato, il vivace n° 6 in do diesis maggiore, il n° 11 in si minore dal forte carattere ungherese ed i celebri n° 13 in do maggiore e n° 15 in la bemolle maggiore. Dinamiche sempre calibrate, qualità di suono ed espressività esemplari per condotte mai forzate. Quello di Schiavo e Marchegiani è risultato ancora una volta un pianismo estremamente pulito, per un’intesa ed un feeling di raro ascolto. La prima parte di concerto ha visto poi l’esecuzione del capolavoro di Schubert per pianoforte a quattro mani, la Fantasia in fa minore op. 103, una poesia dell’immaginario.
Quattro movimenti collegati tra loro secondo una linea di continuità garantita da un trattamento ciclico delle tonalità di fa minore e fa diesis minore. Sublime e attenta l’interpretazione del duo pianistico italiano, il quale dall’immortale e sintetico tema di apertura dell’Allegro iniziale si è spinto fino al contrappuntistico Scherzo ed al brillate Finale passando per l’emotivo Largo dai vibranti trilli, con compiuta resa melodico armonica e fine padronanza di tocco.
Tanti gli applausi per questa riuscitissima prova che ha portato alla seconda ed ultima fase di concerto con le 10 Danze ungheresi ancora di Brahms. Queste pagine vivaci, preziose miniature in forma tripartita, ritmicamente voluttuose ed intriganti, hanno riacceso con la loro vitalità tzigana il virtuosismo d’effetto che tanta fortuna hanno portato a questi brani trascritti e trasportati dall’autore per vari organici. Anche in questo caso Marco Schiavo e Sergio Marchegiani non hanno tradito le attese del pubblico, interpretando queste danze con la leggerezza e lo spirito “ballerino” che le rende celebri. Le più apprezzate: la n° 2 in re minore, la celeberrima n° 5 in fa diesis minore e la n° 8 in la minore.
Finale con due bis a chiudere ancora tra lunghi applausi una serata danzante: l’ouverture de La Gazza Ladra di Rossini e la Danza ungherese n° 21 in mi minore di Brahms.
Alessio Screm – “InstArt” 17 febbraio 2015
Molte sono le pagine che Schubert ha dedicato al particolare repertorio (oggi desueto, ma nel primo’800 assai alla moda) del pianoforte a quattro mani, raggiungendo vertici di bellezza e perfezione pressoché insuperati.
Questa incisione Decca ci propone un’antologia delle sue migliori opere per questo interessante organico cameristico che coprono gran parte anche del suo sviluppo compositivo.
Ma soprattutto questo cd ci fa conoscere “da vicino” due pianisti italiani che sanno interpretare con assoluta introspezione e liricità la temperie tastieristica schubertina: Marco Schiavo e Sergio Marchegiani.
Da loro la musica ci viene distillata con fragrante brillantezza pressoché incontaminata nella sua specifica costruzione armonica, oltre che nella sua peculiare dimensione stilistica.
A partire dall’iniziale Allegro moderato e Andante D. 966 colto in tutta la sua giovanile irruenza, proseguendo poi con i 4 Länder D. 814 precisi nella loro scansione ritmica e trasparenti nella loro trama nostalgica; così come scintillano dorate nella loro raffinata semplicità le Deutscher Tanz con 2 Trios e 2 Länder D. 618 al pari della precisione virtuosistica della Introduzione e Variazioni op. postuma 82 n. 2 D. 968 A.
Altrettanto equilibrate nei fraseggi e compatte nell’esuberanza dei dialoghi le 8 Variazioni su un canto francese in mi minore op. 10 D. 624, per concludere all’insegna di un pianismo totale e d’alta scuola con la celebre Fantasia in fa minore opera postuma 103 D. 940, capolavoro ineguagliabile per il pianoforte a quattro mani che Schiavo e Marchegiani ci fanno gustare nella sua più essenziale e pregnante intelaiatura romantica.
Antonio Brena – “Amadeus” dicembre 2014
“Il duo composto da Marco Schiavo e Sergio Marchegiani mostra in questa registrazione di aver recepito la lezione schubertiana e si impone con raffinatezza ed eleganza interpretative.
Il suono è omogeneo e chiaro, in grado di rendere le sfumature e la varietà di colori delle partiture come fosse una sola voce. I due pianisti attraversano l’universo di Schubert aderendo perfettamente al differente spirito, clima, pathos di queste composizioni nate in epoche differenti della vita del compositore e dunque testimonianze musicali di una storia interiore che come accade con ogni grande artista non faticano a diventare storia di tutti noi.”
Paola Parri – “Pianosolo” 5 ottobre 2014
This disc from Italian pianists Marco Schiavo and Sergio Marchegiani surveys Schubert’s writing for piano duet with Allegro moderato and Andante D968, Four Landler, D814, Deutscher Tanz with 2 Trios and Landler D618, Introduction and variations on an Original Theme D9681 (603), Eight Variations on a French Song D624, and Fantasia in F minor D940.
Marco Schiavo studied at the Conservatory of Avellino and made his international debut in 1992. Sergio Marchegiani was born in Alessandria and gave his first solo recital at the age of 10. Here they join forces for Schubert’s music for two pianists at one piano.
Schubert wrote piano duets throughout his life. Partly this was because it was what everyone did, piano duets were part of life and a safe and friendly means of contact.
Making the acquaintance of the pianist Joseph von Gahy in 1817 led to an increase in Schubert’s interest in the genre.
But Schubert’s works for piano duet fall into a variety of characters, there are the social dances of course but also the works in which he seems to be working out interesting structural problems. The piano duet as a crucible for his developing talent. There are also works which seem to have been conceived in a bigger form; a work like Miriam’s Siegesgesang for soprano, choir and piano duet seems to have grown out of his interest in the work of Handel and you can almost hear the orchestral music underneath.
This disc surveys Schubert’s entire output, so the recital starts with his Allegro Moderato and Andante which dates from 1812 when he was fifteen; probably the first two movements of an incomplete sonata. Landler D814 of 1824 were conceived of as dances, not so much to be danced to as listened to and played as a social experience. Next come two sets of Variations on an original theme D968 and the Variations on a French song D624 (1818). Finally there is the great Fantasia dating from the last year of Schubert’s life. Schubert spent two summers (1818 and 1824) teaching the daughters of Count Esterhazy, Marie and Karoline, and the Fantasia is dedicated to Karoline.
In the Fantasia the two pianists play with a lively and easy immediacy, whilst giving a strong sense of clarity to Schubert’s more poetic movements. Their playing has a nice neoclassical feel, this isn’t just Schubert the big soppy romantic, though elements of this are there. There are also plenty of moments, as in Miriam’s Siegesgesang when you can hear Schubert’s interest in Handel other music of an earlier era. The big Fantasia has some lovely poignant moments and his highly evocative.
The remainder of the items on the disc are all admirably played, but I have to confess that they do not hold my attention the way the Fantasia does. The dances are a little bit too dancelike for my taste and the two sets of variations seem to be attractively popular rather than mining the vein of melancholy that the Fantasia does.
But it is clear that in all the items the players seem to be having a great deal of fun, the sets of variations in particular have a lovely verve.
The CD booklet is frustratingly light on information. There is an informative, if flowery, article on Schubert and the music on the disc. But there are no artist biographies and no information as to whether theirs is a regular partnership or one formed for the occasion; both clearly have extensive solo careers. Also, the recording locations elicit some interest, the disc being recorded in Singapore and Kazakhstan.
Quite how you view this disc will depend on how you view the earlier pieces on the disc.
Robert Hugill – “Planet Hugill” 10 settembre 2014
L’immagine più vivida del salotto musicale viennese all’inizio dell ‘Ottocento è quella del pianoforte suonato a quattro mani, simbolo di amicizia, affabilità, concentrazione in una comune strategia culturale e sociale.
Franz Schubert, a sua volta, è l’emblema di questo mondo,anche se poi, in realtà, la sua produzione per pianoforte a quattro mani è limitata a pochi pezzi, tutti eccelsi però.
Tra questi c’ è uno dei capolavori supremi del maestro, la Fantasia in fa minore che fa parte di quell’insieme di composizioni scritte nel 1828 durante gli ultimi mesi di vita sbalorditive per la meraviglia l’eccellenza assoluta della scrittura l’incessante fluire di una ispirazione che non si potrebbe immaginare più coerente e consequenziale. Lo spirito delle «schubertiadi» quelle mitiche riunioni miste di musica di chiacchiere e di progetti tra amici accomunati da un’ideale condiviso, è riversato nelle ultime composizioni del grande maestro a piene mani, in lavori per lo più monumentali.
La Fantasia per pianoforte a quattro mani sta degnamente a fianco di altri suoi brani giganteschi, nella dimensione fisica e nel pensiero, come la Sinfonia in do maggiore, detta poi «la grande», che Schumann riscoprì e valorizzò come le ultime tre Sonate per pianoforte e il sublime Quintetto per archi.
Il ricordo di Schumann è decisivo per comprendere quella contrapposizione tra l’uomo dell’ amicizia, quale Schubert,fu e l’uomo del tragico isolamento, quale fu Schumann, anche se si era inventato, sulla base di Hoffmann, un gruppo di amici fantastici con cui dialogava e creava. Schubert gli amici ce li aveva sul serio e la sua musica parla proprio di condivisione, reciproca comprensione.
Va lodato il duo formato da Schiavo e Marchegiani che hanno registrato queste composizioni con quella composta sobrietà che non cede al sentimentalismo, abolisce la falsa idea dell’alone sonoro e definisce un timbro nel contempo tondo e spigoloso L ‘ immenso tema della solitudine e del suo esorcismo è superbamente espresso dai due eminenti pianisti.
Claudio Strinati – “Il Venerdì di Repubblica” 15 agosto 2014
I pianisti Marco Schiavo e Sergio Marchegiani entusiasmano con un grande concerto
Non accade spesso di sentire certi concerti, su questo gli spettatori erano d’accordo già prima dell’inizio del concerto!
L’Auditorium Piano Mora ha ospitato due pianisti che convincono non soltanto per la loro tecnica, ma soprattutto per la passione che esprimono suonando insieme e che dal primo momento ha catturato il pubblico come in un incantesimo.
Marco Schiavo e Sergio Marchegiani, pianisti di fama internazionale, hanno presentato un bellissimo programma di musiche di Johannes Brahms e Gioacchino Rossini con il quale hanno entusiasmato la critica e il pubblico del Festival.
Per iniziare a riscaldare la serata subito qualcosa per l’anima, i Valzer op. 39 di Brahms: piccoli attimi pieni di felicità e poi di dolore, con cambi di umore che si alternano veloci.
Maestoso l’inizio delle due Ouverture di Rossini, “Il Barbiere di Siviglia” e “La gazza ladra”, che sfruttano tutte le potenzialità sonore che un pianoforte a coda può esprimere.
Schiavo e Marchegiani suonano con grande espressione e mantenendo sempre una profonda intesa tra loro.
La seconda parte inizia con altrettanta passionalità: le Danze Ungheresi di Brahms portano letteralmente il fuoco nella sala da concerto. Non si poteva chiedere interpreti migliori!
Con maestria passano dal maggiore al minore, da sonorità sognanti e nostalgiche a ritmi scalpitanti, furiosi e allo stesso tempo malinconici, come un ritratto dell’anima ungarica – il tutto ottenuto apparentemente senza alcuno sforzo. E’ stato qualcosa di più di una bella serata; un momento che resterà a lungo nella memoria.
Barbara Osdarty su “Passauer Neue Presse” – 3 febbraio 2014
La seconda parte è iniziata con le prime 10 Danze Ungheresi di Brahms. Per i professionisti, la perfezione delle note è solo l’inizio. A loro onore, i due italiani possiedono un vero slancio gitano: trattengono certe frasi per poi spingere in avanti creando ondate di adrenalina… Il recital si è chiuso con un’esecuzione davvero impressionante dell’Ouverture da “La gazza ladra” di Rossini.
Chang Tou Liang su “The Straits Times” 14 marzo 2013
Quello che ha maggiormente impressionato il pubblico sono stati la Marcia e la Fantasia di Schubert: suonate perfettamente, con sentimento, raffinatezza e divertimento, oltre che con eleganza.
…
Dopo applausi pieni di entusiasmo i due pianisti si sono seduti di nuovo al pianoforte e con tempo e spirito hanno suonato “La gazza ladra” di Rossini.
Una conclusione di grande successo per il concerto d’inaugurazione del Festival.
Marlies Schnaibel su “Märkische Allgemeine” – 26 febbraio 2013
Hanno offerto una notte musicale perfetta… Marco Schiavo e Sergio Marchegiani si sono messi in luce per la raffinatezza del suono…
Commuovono i due pianisti italiani con la loro interpretazione dell’opera di Mozart.
Alejandro Fernandez su “El Norte” – 14 giugno 2012
Pianisti con una rara cultura del suono… l’esecuzione dei brani di Schubert è stata brillante, nobile, straordinariamente originale.
Almaty, Kazakhstan – 03 aprile 2012
Il duo pianistico Schiavo Marchegiani dimostra come sia entusiasmante fare musica insieme… Hanno suonato con gusto, lirismo e sensuale abbandono non tralasciando una tecnica ragguardevole, di prim’ordine.
È emerso un pianismo limpido e scintillante nei passaggi rapidi, espressivo in quelli lenti e moderati, molto inventivo e creativo nella timbrica.
Alberto Cima su La Provincia – 14 agosto 2011